Domenica 28 aprile

Sul Vangelo di oggi:

L’affermazione “io sono” continua a richiamare, come un ritornello, la centralità di Gesù come referente primario di ciò che ci riguarda: pastore rispetto al gregge, vite rispetto ai tralci.

Gesù parla di e di noi allo stesso tempo, con immagini che evidenziano il suo “essere per” noi e il nostro “essere da/in” Lui… al punto che «senza di me non potete far nulla».

L’immagine della vite è chiara: non vale nulla come legno (a differenza di molti alberi)… il suo senso e valore sta nel portare frutto. Non è, quindi, una mera questione di intimità per se stessi…

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d. Paolo Gherri

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Domenica 21 aprile

Sul Vangelo di oggi:

Tutto ruota intorno al “dare la vita per”: è questo quello che Gesù sta per fare con la sua morte. Il pastore è tale proprio perché mette a rischio la propria vita, al contrario del mercenario.

L’immagine proposta non è poetica (= il bel pastorello con le pecorine) ma relazionale: c’è di mezzo la conoscenza reciproca… una conoscenza che mette in gioco la vita stessa.

E proprio quella conoscenza è decisiva: «come il Padre conosce me e io conosco il Padre», così io «conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me»… Ma noi lo conosciamo davvero in questo modo?

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d. Paolo Gherri

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Domenica 14 aprile

Sul Vangelo di oggi:

Stesso ‘format’ di domenica scorsa (dall’Evangelista Luca anziché Giovanni): sera di Pasqua, Gesù nel cenacolo si mostra come il crocifisso (=le piaghe nelle mani e nei piedi) che, però, è risorto.

Stesso contenuto: la missione per il perdono dei peccati. Elemento ‘nuovo’: «così sta (addirittura!) scritto»! Ed è questo che va visto e compreso dalla Scrittura! …altro che catene di miracoli…

In più: gli Apostoli sarebbero testimoni di questo! …Non dei miracoli, non di altro… ma del legame strutturale Gesù-Pasqua-perdono dei peccati… che non coincide al 100% con la (sola) misericordia…

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d. Paolo Gherri

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Domenica 7 aprile

Sul Vangelo di oggi:

1) È sempre troppo facile fermare l’attenzione su fatti e persone (Tommaso), anziché su parole. Fatti e persone possono suscitare anche solo emozioni (gioia), le parole invece coinvolgono e impegnano.

2) Questo, però, condiziona l’annuncio… che si ferma al solo fatto (=visto il Signore), tralasciando il mandato affidato dal Risorto: perdonare i peccati, come Lui ha fatto e lasciato da fare.

3) La Pasqua ha ‘prodotto’ questo: liberare gli uomini dal peccato! È questo il “buon annuncio” affidato alla voce e all’opera dei discepoli… senza ingenuità: perché il perdono può anche non esserci!

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d. Paolo Gherri

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